Page 313 - Goya y el mundo moderno
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nausea e Lo straniero, non è più uma- no: è animalesco, è ridotto a oggetto a causa del degrado e della disumaniz- zazione a cui è stato sottoposto dai te- deschi e dalla vita all’interno del cam- po di concentramento. Il corpo si “ri- fugia”, si insinua, nell’ordito della te- la, quasi voglia essere tutt’uno con es- sa, diventare materia del quadro. Fram- menti, pezzi di materia che ci riporta- no alla mente I disastri della guerra di Goya. Talvolta si tratta di corpi getta- ti per terra e ammucchiati l’uno sul- l’altro che evocano le fotografie scat- tate nei campi di concentramento al- l’indomani della liberazione. E teste vuote, prive di vita, nient’altro che ca- daveri: “musulmani” – il termine con cui nei campi si indicavano gli indivi- dui ridotti a larve umane e pronti per la camera a gas, l’ultimo stadio del de- grado fisico e mentale raggiunto dal- l’essere umano nei campi, indifferente alla vita come alla morte. Music de- scrive la realtà dei lager in cui i prigio- nieri sono spogliati della loro umanità per fare in modo che, trasformandoli in cose, possano essere annichiliti sen- za ulteriori difficoltà né necessità di giustificazioni. In altri casi si tratta di corpi enormi ma di grande semplicità, nei quali si distingue appena il segno dell’inchiostro, linee solo accennate. Anche i ritratti e gli autoritratti somi- gliano sempre di più ai corpi di Da- chau. Testimoniare attraverso la pit- tura per tentare di sanare la ferita, nar- rare l’orrore per poter andare avanti, come faceva Primo Levi, ma in modo diverso rispetto a molti altri artisti del- l’epoca. Music non si indirizza verso il materiale, il non figurativo: si allonta- na da Fautrier nell’uso della materia ma si avvicina al francese nell’impiego del corpo come materia. Music rag- giunge la fama negli anni settanta, quando la sua pittura è diventata del tutto schematica, si è ridotta al mini- mo, con una gamma cromatica che va dall’ocra al giallo, testimoni della bar- barie. Nel 1960 gli viene assegnato il premio dell’Unesco, ma la grande con- sacrazione giunge nel 1995 con la mo- stra organizzata da Jean Clair al Grand Palais di Parigi, una retrospettiva che comprende più di duecentosettantuno opere. Zoran Music muore a Venezia il 25 maggio 2005, a novantasei anni. L.B.Ch.
Bibliografia
Zoran Music, Mostra antologica, ca- talogo della mostra, Gorizia, Palazzo Attems, s.l. 2003; J. Clair, La barbarie ordinaria: Music en Dachau, La Balsa de la Medusa, Antonio Machado Li- bros, Madrid 2007; Zoran Music. De
Dachau a Venecia, catalogo della mo- stra, Fundación Caixa Cataunya, Bar- celona 2008.
Pablo Picasso
(Malaga 1881 - Mougins 1973) Pablo Ruiz Picasso nasce a Malaga il 25 ottobre 1881. È il primo figlio di Jo- sé Ruiz Blasco e María Picasso López. Il padre è pittore e insegna presso la Escuela de Artes y Oficios. Nel 1891 la famiglia si trasferisce a La Coruña; Pa- blo frequenta le lezioni del padre alla Scuola di Belle Arti, dando prova di un talento precoce. Nel 1895 la famiglia va a vivere a Barcellona perché il padre è stato assunto alla Escuela de la Llotja; dopo aver superato l’esame d’ingresso Pablo viene ammesso direttamente ai corsi superiori. Nel 1897 ottiene una Menzione d’Onore alla Exposición Na- cional de Bellas Artes grazie a Ciencia y caridad. In quello stesso anno si tra- sferisce a Madrid per studiare alla Scuo- la di Belle Arti di San Fernando, ma ri- torna poco dopo a Barcellona. Fre- quenta il caffè Els Quatre Gats ed en- tra in contatto con i circoli modernisti della città. Nel 1900 si reca per la pri- ma volta a Parigi. L’anno successivo è direttore artistico della rivista “Arte Jo- ven” pubblicata a Madrid. Di nuovo a Parigi, espone per la prima volta. Le sue opere, dalla tavolozza quasi monocro- matica, affrontano temi come la po- vertà, la solitudine o la vecchiaia. È il periodo blu, durante il quale esegue di- pinti come La Vie (1903). Dopo alcu- ni mesi in cui fa la spola tra Parigi e Barcellona, nel 1904 si trasferisce defi- nitivamente nella capitale francese. Cambia la sua tavolozza e inizia il co- siddetto periodo rosa, caratterizzato an- che da soggetti diversi, tra cui spiccano i motivi circensi, come in Famiglia di acrobati (1905). Inizia una relazione sentimentale con Fernande Olivier. Nel 1906, dopo aver visto una mostra di sculture iberiche al Louvre, si reca a Gósol e sviluppa un primitivismo di ra- dice mediterranea. Si interessa anche al- la scultura africana e dopo molteplici prove l’anno successivo completa Les demoiselles d’Avignon. Questa fase di ricerca culmina nel 1909 con lo svilup- po, parallelamente a Braque, del cubi- smo analitico. Continua a seguire que- sta linea evolutiva fino a giungere, at- traverso forme sempre più astratte, al cosiddetto cubismo ermetico. Nel 1912 scopre il collage e la possibilità di ag- giungere materiali extrapittorici alle sue tele, ma il passo definitivo verso il cu- bismo sintetico si compie a partire dal- l’esperienza con i papiers collés. Sul fronte personale, in quest’anno Picas- so lascia Fernande per Eva Gouel, che
muore nel 1915. Nel 1916 inizia a la- vorare come scenografo e costumista per la compagnia dei Balletti Russi di Djagilev. Conosce così la ballerina Ol- ga Khokhlova, con cui si sposa nel 1918. Attraverso il mondo della danza entra in contatto con l’alta società. A partire dal 1920, pur senza abbando- nare del tutto il cubismo, Picasso svi- luppa una nuova fase del suo percorso artistico, caratterizzata da un ritorno al classicismo. Dipinge opere come Deux femmes courant sur la plage (1922) e La flûte de Pan (1923). Nel 1921 na- sce suo figlio Paul. Nel 1925 il contat- to con i surrealisti dà origine a una nuo- va evoluzione della sua pittura. A par- tire da opere come La danza (1925), cubismo e surrealismo si fondono nel- le sue figure. Dal 1928 si dedica con im- pegno alla scultura. Nel 1935 si sepa- ra de Olga e dalla sua relazione con Marie Thérèse Walter nasce la figlia Maya. Quando scoppia la guerra civi- le spagnola si schiera con i repubblica- ni e viene nominato direttore del Mu- seo del Prado. Nel 1937 dipinge Guer- nica per il padiglione della Repubblica all’Esposizione Universale di Parigi. An- ni dopo si augurerà che l’opera possa un giorno essere esposta al Museo del Prado per dialogare con i dipinti dei suoi maestri, in particolare Goya. In quello stesso anno realizza la serie di incisioni Sueño y mentira de Franco. La sua nuova compagna è adesso la foto- grafa Dora Maar. Vive con sofferenza l’occupazione tedesca di Parigi duran- te la seconda guerra mondiale. Dopo la liberazione della Francia si iscrive al Partito comunista. Nel 1943 conosce Françoise Gillot che diventerà la sua nuova amante. Nel 1947 comincia a la- vorare la ceramica, in quest’anno nasce il figlio Claude, seguito, due anni do- po, da Paloma. Nella produzione di questo periodo spiccano Le Charnier (1945) e Massacre en Corée (1951). Dal 1954 vive con Jacqueline Roque, che sposerà nel 1961. Nel 1958 termina La Chute d’Icare, un murale che gli è sta- to commissionato dall’Unesco. A par- tire da questo momento si susseguono le mostre in diverse città del mondo, tra cui vale la pena ricordare quella orga- nizzata a Parigi nel 1966 in occasione del suo ottantacinquesimo complean- no. Nell’ultima fase della sua carriera, dominata da rivisitazioni dei grandi classici, risaltano serie come Las Meni- nas (1957), Le Déjeuner sur l’herbe d’a- près Manet (1960-1962) e Le peintre et son modèle (1963-1965). Picasso muore l’8 aprile 1973 a Mougins e vie- ne sepolto nel suo castello di Vauve- nargues.
A.C.
Bibliografia
E. Cowling, Picasso, Style and Mea- ning, Phaidon, London 2002; Picasso. Tradición y vanguardia, catalogo del- la mostra, Museo Nacional del Prado e Museo Nacional Centro de Arte Rei- na Sofía, Madrid 2006.
Arnulf Rainer
(Baden-Baden 1929)
Arnulf Rainer nasce a Baden-Baden, vi- cino a Vienna, nel 1929. Intorno al 1944 inizia a dipingere acquerelli, prin- cipalmente paesaggi in stile realista. Nel 1945 la sua famiglia si trasferisce in Ca- rinzia. Due anni dopo Rainer si diplo- ma alla Scuola nazionale d’Arte e Me- stieri di Villach. L’opera dei surrealisti e l’impatto di Francis Bacon provoca- no una svolta nella sua arte e lo porta- no al rifiuto delle tesi nazionalsocialiste a cui aveva in precedenza aderito. Nel 1949 entra alla Scuola Superiore di Ar- ti Applicate e successivamente all’Ac- cademia di Arti Plastiche. Non resiste neppure una settimana in nessuno dei due istituti. Entra in contatto con l’a- vanguardia viennese e nel 1950 fonda, insieme ad altri artisti, il cosiddetto Hundsgruppe (Gruppo del cane). Il suo stile si evolve verso la distruzione della forma, comincia a inserire la fotografia nelle sue opere ed esplora l’automati- smo. Realizza la serie Perspektiven der vernichtung. Nel 1954 conosce Otto Mauer, che l’anno successivo apre la Galleria St. Stephan a Vienna, in cui so- no esposte regolarmente le sue opere. Le sue composizioni gestuali e le im- magini su cui interviene con la pittura – utilizza fotografie sue o di altri, di cui è comunque protagonista – gli valgono la fama a livello internazionale. Parti- colarmente notevoli sono le serie di “so- vrapitture” e di “croci”. Negli anni ses- santa Rainer ritorna ai postulati sur- realisti, riflette sul subconscio e sull’ef- fetto delle droghe e si interessa all’arte dei malati di mente. In tal modo, la fi- gurazione pittorica si fa nuovamente strada nella sua opera come veicolo del- le sue allucinazioni; tuttavia, il suo sup- porto ideale rimane la fotografia, che funge da asse portante intorno a cui svi- luppare il proprio linguaggio corporeo. Nel 1966 vince il Premio nazionale au- striaco per le Arti Plastiche. Nel 1968 il 20er Haus di Vienna organizza la sua prima retrospettiva; in quell’occasione vengono esposte le cabine per fototes- sere con le immagini delle sue smorfie. Negli anni settanta appaiono le serie di dipinti di mani e piedi, vicini alla Body Art. Dopo un’altra retrospettiva alle- stita al Kunstverein di Amburgo (1971), nel 1973 apre insieme ad altri artisti viennesi la Galleria Grünangergasse, di-
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