Page 142 - Goya y el mundo moderno
P. 142

 7. Francisco de Goya y Lucientes
Il funerale della sardina, 1815-1819 circa
Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando.
8. Francisco de Goya y Lucientes
Interno di prigione, 1793-1794 County Durham, Bernard Castle, The Bowes Museum
l’altra da uno spazio di dodici metri – e altissimi so- no i muri del recinto in cui si trovano i pazzi di Goya. L’artista non aveva ragione di conoscere quel pro- getto, ma certo aveva cognizione dell’importanza delle mura e dell’effetto che producevano: lo mise chiaramente in evidenza nei suoi dipinti, l’aria libe- ra appare nella parte superiore della tela, nelle fine- stre e archi che raccontano di un esterno inaccessi- bile (ma che nel caso degli appestati si riteneva in- dispensabile alla guarigione). Ebbene, i pazzi che Goya dipinge all’interno della Casa di matti, come i prigionieri dell’Interno di prigione, non sono diver- si da quelli che abitano il mondo esterno, sono gli stessi. Mentre, secondo Foucault, la ragione illumi- nista segrega per difendere se stessa, il maestro ara- gonese integra e non cerca difesa alcuna.
Come avviene per molte altre opere di Goya non possiamo essere davvero sicuri di quali fossero le sue intenzioni nel dipingere queste scene: si trattava di una critica, di un capriccio? Aveva ben chiaro cosa comportava la mancanza di libertà degli internati e così li dipinse, come prigionieri e come appestati, ma non nascose l’irragionevolezza, né il fatto che si trat- ta di scene, realtà, che riguardano tutti noi: il pazzo che in Recinto di pazzi guarda sorridente l’osserva- tore è un buon esempio di questo metodo, non è da
meno quello con la corona, a destra, che volge lo sguardo verso di noi, anch’egli sorridente, incuran- te della baraonda che lo circonda. Si è parlato dello “humour nero” dell’artista, ma riteniamo che in que- gli sguardi ci sia molto più che semplice “humour nero”, anche se non è un’accusa è per lo meno l’in- dicazione di un disagio che ci tocca tutti. Neppure l’illuminismo è immune dagli spropositi, è questo che il pittore sottolinea nelle sue immagini.
L’illuminismo si era principalmente concentra- to sull’aspetto medico della follia. Goya, senza igno- rarlo, concepiva la follia in termini differenti. Kay- ser cita una frase di Goethe sulla quale vale la pena di riflettere, anche se in breve: “Guardata dalle al- tezze della ragione, tutta la vita somiglia a una ma- lattia maligna e il mondo a un manicomio”5. L’af- fermazione goethiana sottintende il fatto che è la ra- gione stessa a stabilire l’altezza da cui si contempla il mondo, e va forse aggiunto che è proprio l’altez- za a determinarne l’aspetto alienato e malato, così almeno pensavano molti degli artisti satirici otto- centeschi. Inoltre, Goethe parla del mondo, non di questa o quella circostanza: facendolo, indica i limiti del grottesco.
Gli illuministi guardavano dall’alto della ragio- ne, non così Goya, che ha fatto scendere la ragione
  148
























































































   140   141   142   143   144