Page 140 - Goya y el mundo moderno
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5. Francisco de Goya y Lucientes
Recinto di pazzi, 1793-1794 Dallas, Meadows Museum
quest’ultimo concetto una categoria estetica, il ri- sultato che si ottiene quando la deformità che gli è consustanziale si presenta come una caratteristica naturale invece che come un tratto immaginario o una semplice pretesa di condanna e correzione. Kay- ser indica i vari autori che dal Settecento al roman- ticismo hanno cercato di separare la nozione di grot- tesco da tutte quelle appartenenti allo stesso campo semantico, in particolare quella del comico, e sotto- linea la difficoltà di collocare la deformità, il mo- struoso e il notturno, ovvero il negativo, nell’ambi- to della natura.
La fantasia e l’immaginazione sono stati i luo- ghi in cui, oltre alla satira, si sono rifugiate la defor- mità e l’irrazionalità per sfuggire alla realtà, nei ro- mantici tedeschi e perfino – con gli imprescindibili distinguo – in Victor Hugo. Lo stesso Baudelaire – a cui Kayser non fa diretto riferimento – ricorre al- la nozione di fantasia, una categoria particolarmen- te densa per potersene sganciare facilmente: non è inusuale percepire le immagini goyane in termini di fantasia, certamente ci appaiono fantastiche, ma il poeta francese aveva dato una svolta significativa a questa interpretazione parlando di “umanizzazione” del mostro.
2. Pazzi grotteschi
Esiste un tipo particolare di mostro, il pazzo. La ma- lattia lo ha tenuto per secoli ai confini dell’umanità. I suoi gesti, movimenti, atteggiamenti, sguardi, urla, azioni facevano del pazzo una figura inquietante, che si collocava alla convergenza tra umano e non uma- no. Goya non ha mai dimenticato questo assunto.
A Bordeaux realizza disegni di matti che coniu- gano riso e angoscia. Aveva già ritratto dei matti: un Recinto di pazzi (1793-1794, Dallas, Meadows Mu- seum; fig. 5) figura tra i “capricci” inviati all’amico Bernardo de Iriarte; tra il 1815 e il 1819 dipinge una Casa di matti (Madrid, Real Accademia de Bellas Artes de San Fernando; fig. 6); folli sono le figure del Funerale della sardina (1818-1819 circa, Madrid, Real Accademia de Bellas Artes de San Fernando; fig. 7), folle è anche l’eccesso presente in molti dise- gni di frati che volano e ballano e, soprattutto, fol- le è l’eccesso dei Disparates: ciò che caratterizza il pazzo è il fare/commettere pazzie.
Nessun altro artista si è preoccupato quanto Goya di questo mondo, nessuno lo ha rappresenta- to con una tale ricchezza di tratti e da così tanti pun-
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del Settecento in alcune delle stampe dei Capricci, a volte di intento umoristico, altre critico e satirico. La deformità di tanti personaggi umani li trasforma in bestie: bestiale era già il vecchio che sposava la fanciulla in uno degli ultimi cartoni per arazzi, an- cora più bestiale e deforme è il vecchio che nei Ca- pricci sposa una giovane donna (fig. 4), e bestiali so- no tanti dei monaci, maghi e streghe che vi si affol- lano. Bestiali sono molti dei personaggi dei Dispa- rates. Figure mostruose e umane, ha scritto Baude- laire.
L’unità dell’umano e del bestiale è un punto ri- levante nella riflessione di Baudelaire sulle figure mo- struose di Goya, sulla condizione del comico e del grottesco, e implica una radicale trasformazione del- la tradizione che pensava l’irrazionalità e la mo- struosità come una deviazione o un’anomalia. La condizione umana del mostro non solo rimuove i luoghi comuni riguardanti la sua natura, ma cambia anche il punto di vista sulla natura umana. La fan- tasia con cui il poeta aveva iniziato l’epigrafe si tra- sforma in realtà1.
Nel suo studio sul grottesco, Wolfgang Kayser colloca la differenza tra il comico e il grottesco in questo preciso contesto2. Analizza i vari tentativi di distinguere satira e comicità dal grottesco e fare di