Page 141 - Goya y el mundo moderno
P. 141
6. Francisco de Goya y Lucientes
Casa di matti, 1818-1819? Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
ti di vista, al di là delle tipologie classiche e tradi- zionali. Le case di matti del 1793 e del 1815 ricor- dano troppo da vicino una prigione – quella che fi- gura nella stessa serie inviata a Iriarte, Interno di pri- gione (1793-1794, County Durham, Bernard Castle, The Bowes Museum; fig. 8) – o un ospedale di ap- pestati – L’ospedale degli appestati (1798-1800 cir- ca, Madrid, Collezione marchese de la Romana; fig. 9) – perché la somiglianza sia una coincidenza, e in uno dei disegni di Bordeaux – Pazzo furioso (1824- 1828, Album G, New York, collezione Ian Wood- ner; fig. 10) – il pazzo appare dietro le sbarre, pri- gioniero anche lui. I pazzi appartengono alla stessa categoria dei malati contagiosi, generalmente incu- rabili, e dei delinquenti: si tratta di emarginati che è meglio rinchiudere.
È noto l’interesse suscitato nel Settecento sia dal- le malattie infettive sia dalla follia; un interessamento che condusse alla definizione di metodi e sistemi di isolamento che si sono mantenuti fino al giorno d’og- gi. Michel Foucault ha segnalato che la concezione medica della follia conduceva sia all’isolamento te- rapeutico dei pazienti sia alla loro segregazione: la ragione si “difendeva” così dalla follia e faceva del manicomio uno strumento di repressione. Nelle con- clusioni di Storia della follia nell’età classica si è ri- ferito alla figura centrale di Casa di matti (e anche agli incubi e alle follie dei Capricci, dei Disparates e
di alcuni disegni di pazzi realizzati da Goya nei suoi ultimi anni) come al pazzo che “crie et tord son épau- le pour échapper au néant qui l’emprisonne, est-ce la naissance du premier homme et son premier mou- vement vers la liberté, ou le dernier soubressaut du dernier mourant?”3.
L’interesse per la follia, le malattie infettive e l’i- solamento dei pazienti non era estraneo all’illumi- nismo spagnolo, ed è difficile pensare che Goya ne fosse immune. Nel 1755 un decreto di Ferdinando VI imponeva la denuncia obbligatoria di tali malat- tie al fine di prevenirne la propagazione e – notizia più importante per noi – nel 1786 l’ingegnere Fran- cisco Fernández de Angulo firmava il progetto per un lazzaretto nel porto di Mahón, poi inviato in do- no a Carlo III. Il lazzaretto, una costruzione tuttora esistente, venne iniziato nel 1793 (e terminato nel 1807), secondo un progetto che rivela l’ossessione dell’epoca per la segregazione4.
I vasti spazi, le spesse mura, le ampie finestre, l’idea fissa della sicurezza, l’atmosfera del comples- so ancora avvertibile nelle costruzioni e nella loro disposizione, possono essere messi a confronto con la casa, il recinto di pazzi e l’ospedale degli appestati riprodotti da Goya. È uno scenario foucaultiano. Il progetto di Fernández Angulo propone pareti altis- sime per impedire la fuga e consentire l’isolamento – mura doppie, alte otto metri e separate l’una dal-
147